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“IMPOSIZIONE” DI 2,5 MIGRANTI PER 1000 ABITANTI. PROTESTA DELLA LEGA N. E DEI SINDACI (BONDENO, CENTO, FINALE EMILIA) DEL CRATERE EMILIANO DEL SISMA

DiGiuliano Monari

Ott 26, 2016

ALAN FABBRI (LN): «DI FRONTE AD IMPOSIZIONI, LA RISPOSTA SARA’ LA RABBIA E LA DIFESA DEL TERRITORIO, DA PARTE DELLE COMUNITA’»

«Le parole della vicepresidente della Regione, Gualmini, sono incommentabili. Non si può chiedere al Governo di imporre con la forza l’accoglienza degli immigrati. La risposta dei territori sarà rabbiosa e di difesa, da parte delle rispettive comunità.» E’ questo il monito e, al tempo stesso, l’ammonimento, da parte del capogruppo regionale della Lega Nord, Alan Fabbri, diretto alla vicepresidente dell’esecutivo guidato da Stefano Bonaccini. Perché, proprio, non è andata giù la richiesta di un intervento delle Regioni (tramite la Conferenza presieduta dallo stesso Bonaccini) di intercedere nei confronti del Governo Renzi, affinché sia “imposta” una quota di immigrati ad ogni territorio. Senza fare troppe distinzioni tra quelli colpiti da sisma e altre calamità naturali e non. Posizione diversificata (ma concorde) da parte dei territori.

Burocrazia, ma anche problemi di “tenuta sociale”, alla base del «categorico “no”» all’arrivo dei richiedenti asilo, da parte del sindaco di Finale Emilia (Mo), Sandro Palazzi, e del suo vice Lorenzo Biagi: «L’accoglienza non può essere un valore imposto da una legge dello Stato – spiega il sindaco dei Finale, Palazzi –; soprattutto non può essere imposta in modo unilaterale, senza condividerne gli effetti con una comunità che soffre ancora profondamente delle ferite del sisma. Tanti cittadini sono ancora fuori dalle proprie case distrutte dal terremoto e l’intero tessuto sociale deve ancora ritrovare il proprio naturale equilibrio.» «Abbiamo ereditato una situazione di bilancio disastrosa da chi ci ha proceduto e l’emergenza terremoto è tutt’altro che superata, visto che la stiamo vivendo quotidianamente – aggiunge il vicesindaco Biagi –. Con tutti questi problemi, ci mancano soltanto quelli di ordine sociale derivanti dai richiedenti asilo. Al Ministro Alfano – aggiunge Biagi – vorremmo dire che è ingiusto legare gli aiuti per i Comuni (affinché creino opere pubbliche) all’arrivo degli immigrati. Snellisca la burocrazia, invece, ed agevoli l’arrivo dei contributi, visto che i nostri terremotati sono stati trattati da serie B, rispetto ad altre realtà.»

«Non si azzardino a fare imposizioni dall’alto nei confronti dei comuni del cratere sismico – dice invece il sindaco di Bondeno (Fe), Fabio Bergamini –. Si decidano, invece, ad “imporre” una ricostruzione più snella e veloce. Visto che i nostri imprenditori stanno facendo da banche, in questo processo, e non è accettabile che quella che sarebbe potuta essere un’occasione di rimettere in sicurezza il territorio, dopo il dramma del 2012, stia diventano causa di fallimento per molte nostre aziende. Le quali hanno svolto o stanno facendo i lavori, ma ricevono i contributi con estrema difficoltà.»

Il sindaco di Cento (Fe), Fabrizio Toselli (da noi interpellato) sostiene: «In coerenza con la posizione assunta in questo e nel precedente incarico amministrativo – spiega Toselli – non posso che ribadire l’impossibilità all’ulteriore accoglienza, poiché il territorio risulta ancora fortemente segnato dal terremoto. Come più volte ho avuto modo di ribadire, lo stesso Governo italiano ha sancito questa situazione prorogando ulteriormente, dal 31 dicembre 2016 al 31 dicembre 2018, il termine di scadenza dello stato di emergenza conseguente agli eventi sismici. Sono convinto che il nostro impegno dovrà essere completamente rivolto alla ripartenza e al rilancio del territorio.».

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