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RENAZZO: l’addio a Cloe Govoni – “un esempio per intere generazioni di studenti”

DiGiuliano Monari

Nov 22, 2015

10Di Giuliano Monari

“A quale triste, tragica pagina della nostra storia verrà associato il tuo nome sorella Cloe”. Con queste parole ha aperto la toccante omelia il parroco di Renazzo don Ivo Cevenini durante la messa funebre di Cloe Govoni: la donna, ex insegnante conosciutissima ed apprezzata in tutto il paese, è morta a 84 anni barbaramente massacrata di botte, a mani nude, da due rapinatori che – dopo essersi introdotti nella sua abitazione – l’hanno picchiata selvaggiamente fino a causarne la morte e lasciando a terra ferita gravemente anche la nuora in casa con lei la mattina della rapina.

Una giornata uggiosa e fredda ha fatto da cornice alla cerimonia funebre celebrata nella chiesa provvisoria di Renazzo e concelebrata da don Paolo Rossi, parroco di Pieve di Cento e amico di famiglia della vittima. Presenti alla cerimonia il sindaco di Cento Piero Lodi, il vicesindaco Massimo Menderioli, le associazioni dei carabinieri, degli alpini, di Polizia, della Municipale, rappresentanti della Partecipanza Agraria di Cento, Croce Rossa di Cento,  con i rispettivi gonfaloni. Gonfalone comunale listato a lutto. Nel primo banco il figlio Andrea Ardizzoni, assieme ai parenti più stretti. “La pietà, il rispetto, la stima per la tua persona hanno faticato a prendere il sopravvento sui sentimenti di odio, di vendetta, razzismo e sterile polemica –  ha detto don Ivo – . Per noi che ti conosciamo, che sappiamo che in casa tua la diffidenza verso lo straniero era stata da tempo messa da parte, vedere strumentalizzata la tua vicenda ha fatto male al cuore”. Una omelia accorata e intensa quella del parroco di Renazzo che ha voluto ripercorrere le tappe salienti della vita di Cloe: “Hai fatto onore al tuo paese esaltando le qualità più genuine di fede, professionalità, composta cordialità. Eri una donna serena nonostante le prove della vita: ecco perché la brutalità con cui sei stata assassinata da quei malviventi in casa tua alla tua età, per un pugno di soldi e di gioielli, ci ha umiliati e offesi nella nostra dignità umana e civile. Siamo ancora sgomenti, ma non ci rassegniamo né ci arrendiamo: siamo più uniti e riconoscenti a tutti coloro che con le forze dell’ordine hanno collaborato a trovare subito i due malviventi, per i quali non chiediamo vendetta ma vera giustizia”. Don Ivo ha infine espresso un suo desiderio: “Vorrei che, nei prossimi anni, qualche mamma tenesse vivo il nome di Cloe scegliendolo per la figlia”. Alle accorat parole di don Ivo si è aggiunto il saluto del parroco di Pieve di Cento don Paolo Rossi: “Se Cloe fosse qui oggi e potesse parlare, seppur colpita a morte non invocherebbe vendetta, ma piuttosto direbbe di perdonare. Prima del terremoto e prima che la vecchiaia prendesse il sopravvento la vedevo spesso alla messa delle otto di Pieve di Cento: era devotissima, leale, mite, e le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, non qui, su questa Terra acida, ma in cielo dove nessun commento le toccherà”. Presente alle esequie anche il sindaco di Cento Piero Lodi: “proprio in queste ore, in tutta Cento sono state abbassate le saracinesche, mentre fuori dagli edifici pubblici e dalle scuole, sono state apposte le bandiere a mezz’asta”. Anche il Presidente della Repubblica Mattarella, in visita a Ferrara il 13 novembre scorso, “mi ha pregato di significare a tutta la frazione di Renazzo la sua vicinanza a questa assurda tragedia che ci ha colpito. Oggi non è il momento di sindacare a quali provvedimenti prendere in merito di norme nazionali: è il momento di stringerci intorno alla famiglia come una vera comunità”. Il momento più toccante si è vissuto durante il saluto da parte di Massimo, collega di Cloe Govoni, che – a tratti rotto dalla commozione – ha detto: “Siamo sconvolti, inorriditi, quasi incapaci di credere alla realtà. Chi ha compiuto questo delitto efferato non sapeva chi stava uccidendo, non ti conosceva. Ti ringraziamo per la spontaneità con cui hai offerto la tua amicizia e per l’affetto che ha oltrepassato l’ambito scolastico: ho avuto la felice sorte di esserti non solo collega per tanti anni, ma amico fraterno accolto con cordiale ospitalità nella tua casa. Sei stata un esempio di salvezza morale e intellettuale, ed è per questo che non voglio dirti addio ma, per grazia di Dio, arrivederci lassù”. La salma è stata inumata nel locale cimitero.

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