Oggi celebriamo la rinascita dopo il nazifascismo.
Lo facciamo rimettendo al centro, per un giorno almeno, la vera consapevolezza del valore della libertà e della democrazia che ne è pieno complemento.
Lo facciamo dicendo grazie agli uomini ed alle donne che hanno contribuito, nella lotta partigiana – mettendo a repentaglio la vita propria e dei propri cari – a ridare all’Italia una speranza e un futuro.
A dare alla nostra gente una prospettiva ed una ritrovata identità e dignità nazionale.
Diciamo grazie a chi ha messo a repentaglio la propria vita ma soprattutto ricordiamo i Partigiani e le Partigiane per l’esempio di altruismo che hanno saputo rappresentare.
La nostra è una società che rischia di chiudersi sempre più in sé stessa, lasciando spazi all’egoismo, all’individualismo, all’egocentrismo.
Un problema troppo spesso diventa davvero tale solo se ci riguarda direttamente.
E’ un effetto indiretto della crisi economica e della crisi di fiducia nel valore fondante di una comunità: che è e deve rimanere la solidarietà.
“Con tutti i problemi che ho davvero non ho tempo e nemmeno voglia di farmi carico anche delle difficoltà degli altri”. Quante volte risuonano frasi come queste.
Frasi spesso alimentate e rilanciate da forze politiche e parti organizzate della società che soffiano sulle paure e sulla rabbia di chi vede vacillare le certezze economiche per ricercare facili consensi.
Per questo l’esempio dei Partigiani e delle Partigiane è ancora vivo attuale e profondamente prezioso: perché questi uomini e queste donne, in un momento durissimo, di paura, disperazione, crisi e miseria hanno posto al centro la comunità.
Hanno scommesso sul futuro mettendo in gioco tutto – a cominciare dalla vita – per costruire un mondo migliore non necessariamente per sé. Per sé e per tutti.
Qualche giorno fa al Centro Polifunzionale Pandurera, nell’ambito del ciclo di appuntamenti del Festival di Letteratura Resistente, voluto dall’Amministrazione comunale e dall’Anpi per riflettere su questi temi sempre attuali, un attore e illustratore ha tratteggiato con la voce e con la matita il profilo di dieci donne partigiane.
Le aveva intervistate, mettendo in sicurezza i loro ricordi e le loro storie dall’impietoso avanzare degli anni. E ne ha riproposto in modo leggero ma profondissimo i sogni, le speranze, le paure, ma soprattutto la grande modestia di donne per nulla convinte di avere fatto qualcosa di eccezionale. Convinte di avere semplicemente fatto quello che era necessario, per tutti.
Ci sono, ovviamente, molti motivi per dire grazie a quelle donne.
Oggi sembra importante riflettere sul loro altruismo.
“Gli uomini – ha ricordato sempre in questo spettacolo l’attore e autore – bene o male erano obbligati a scegliere: se combattere da una parte o dall’altra”.
Ovviamente non è per nulla indifferente quale parte abbiano scelto.
“Ma per le donne era diverso: loro potevano semplicemente rimanere a casa. Per questo il loro impegno vale ancora di più”.
Questo fa del loro agire un raro esempio di solidarietà.
Parlare di loro genera un anticorpo fortissimo, il solo, forse, capace di debellare il virus dell’individualismo.
Un anticorpo indispensabile perché è nei momenti di difficoltà, nei momenti difficili, nei momenti di svolta e di passaggio che più che mai occorre un forte sentimento di comunità.
Di partecipazione alla cosa pubblica.
Che non si esaurisca in tre sterili sbocchi: il cinismo, all’insegna del “tanto è solo una questione di interessi e comunque a me non interessa”, del qualunquismo all’insegna del “sono tutti uguali e comunque esiste sempre un modo ovvio, semplice ed evidente che non si capisce perché non viene mai scelto” o, peggio, del benaltrismo: il bruttissimo neologismo che fotografa l’approccio dei tanti che sostengono in qualunque situazione “che comunque il problema era un altro e che la priorità era un’altra”.
L’esempio delle donne partigiane ci inchioda invece alle nostre responsabilità: ci sprona a sentirci comunità e a partecipare alle sofferenze e alle sfide cosi come alle gioie e ai successi della nostra Città e del nostro Paese.
Ci sprona ad impegnarci evitando le scorciatoie di cinismo, qualunquismo e benaltrismo scegliendo invece una piena assunzione di consapevole responsabilità.
Il 25 aprile ci insegna anche questo.
Le donne partigiane ci insegnano questo.
Buon 25 Aprile a tutti.