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Nuove regole europee in materia di default, quando ancora una volta la politica italiana si dimostra aliena dalla realtà

DiGiuliano Monari

Gen 18, 2021

Di Marco Cevolani

In questi giorni molti di voi avranno ricevuto una mail dalla propria banca che ricorda l’entrata in vigore delle nuove regole europee in materia di default. Di cosa si tratta?

La nuova disciplina, nota come “Nuova Definizione di Default”, stabilisce criteri più restrittivi rispetto a quelli finora adottati sulle modalità di rimborso dei crediti da parte dei clienti, con l’obiettivo di uniformare le regole a livello comunitario. Essere informati sulle nuove logiche è fondamentale per evitare di essere classificato come inadempiente e incorrere nelle eventuali azioni di recupero del credito da parte della banca, anche per sconfinamenti su conto corrente o per arretrati di pagamento di piccolo importo che attualmente non generano conseguenze in termini di classificazione.

Con le nuove regole, dal 1° gennaio 2021, uno sconfinamento di conto corrente superiore alle soglie assolute di 100 euro per le persone fisiche e PMI e di 500 euro per tutte le altre controparti, protratto per oltre 90 giorni e che rappresenti più dell’1% del totale delle esposizioni verso la banca, potrebbe in futuro rendere più difficile l’accesso al credito bancario per il cliente e per eventuali cointestatari.

Nelle scorse settimana l’ABI aveva lanciato l’allarme, ““Le regole europee sui crediti deteriorati rischiano di avere un impatto negativo sull’economia”, conscia che queste nuove norme, finiranno per penalizzare le aziende italiane e i privati cittadini; aveva lanciato l’allarme perché spetta, anzi, spettava,  alla politica normare in tal senso, ossia per ritardare l’entrata in vigore di queste nuove norme. La domanda però sorge spontanea: perché non si è intervenuti prima in seno alle organizzazioni comunitarie?

La politica italiana l’ha fatto? Assolutamente no, a dimostrazione che ancora una volta i nostri politici sono alieni dalla realtà. E non si dia la colpa alla crisi di governo e al covid.

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