Quella di domenica è stata una giornata di festa per la frazione di Corporeno: la comunità è tornata nella sua chiesa, restaurata dopo i danni subìti dal sisma del maggio 2012. Ad accogliere l’arcivescovo Matteo Zuppi, il presidente della Regione Stefano Bonaccini, il sindaco Fabrizio Toselli e tutto il paese per partecipare alla messa di riapertura. Con il parroco don Gabriele Carati orgoglioso di una chiesa ricca di storia e di nuovo impreziosita da due pale del XVII secolo: “I misteri del Rosario” del Guercino e “San Giorgio che uccide il drago” di Matteo Loves. Presenti alle celebrazioni anche quattro sacerdoti originari di Corporeno: padre Guido Fabbri, don Zacinto Benea, don Vittorio Fortini e don Franco Govoni.
Il sindaco di Cento Fabrizio Toselli:
Oggi sono stato felice di partecipare alla riapertura della chiesa di San Giorgio alla comunità di Corporeno, con la cerimonia presieduta da Monsignor Zuppi, alla presenza del presidente della Regione Stefano Bonaccini.
Ogni volta, oltrepassando la soglia di questi edifici religiosi e identitari che ci vengono restituiti dopo il sisma, provo la stessa emozione e la stessa sensazione di straordinaria pienezza.
Quella pienezza che deriva dall’aver ritrovato ciò che sembrava perduto. Nei primi giorni dopo il 20 e il 29 maggio ci siamo spesso trovati a riflettere sulle conseguenze di quella devastazione e sulla normalità che ci era stata sottratta. Le risposte ai nostri dubbi sono venute dalla nostra fiducia e determinazione, dal nostro spirito di adattamento e di sacrificio, dal lavoro e dall’impegno, dall’amore incondizionato per la nostra terra, che ci hanno condotto attraverso questi sette anni, fino a qui, fino a oggi, tutti insieme.
Ne traiamo un duplice messaggio.
Sono le prove che ci vengono poste di fronte, spesso improvvisamente, soprattutto le prove più dure e apparentemente insuperabili, a farci capire chi siamo davvero. E noi tutti, tutti insieme, siamo persone capaci. Capaci di non arrenderci e di non farci fiaccare dalle avversità. Capaci di trarre nuova energia e nuovo coraggio anche dai problemi. Capaci di stringerci e fare squadra, senza lasciare mai indietro nessuno. Siamo una comunità solida e destinata per questo a non crollare.
In secondo luogo, sappiamo di non essere soli, di poterci guardare attorno e trovare nell’altro un sostegno. Non solo quello del nostro vicino di casa: tanti e da tutta l’Italia ci hanno aiutato. Alle strutture istituzionali, alle forze dell’ordine, alla protezione civile, ai vigili del fuoco, cui dobbiamo quotidiana riconoscenza, aggiungiamo chi ci è stato vicino nei più diversi modi, con quanto poteva o anche solo con il sostegno. Ecco perché alla memoria si deve sempre accompagnare la gratitudine, che non dobbiamo lasciare attenuare.
Alla comunità di Corporeno auguriamo il benvenuta a casa guardando al domani con fiducia.

