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PIEVE DI CENTO: Alto gradimento per “I Pivis a Massumadegh” all’Alice Zeppilli

DiGiuliano Monari

Gen 19, 2020

Di Laura Guizzardi – La compagnia “I Quartgat” (quattro gatti) da martedì scorso 14 gennaio e per quattro serate consecutive, presenta “I Pivis a Massumadegh” al Teatro A. Zeppilli a Pieve di Cento; una rappresentazione scenica tratta dall’omonimo poemetto in dialetto pievese di monsignor Angelo Gessi, riadattata in tre atti dal direttore Paolo Chiarelli.

Tutto inizia nel 1375 quando i pievesi sono chiamati a Massumatico, che è stata invasa da una torma di briganti, e la liberano dopo varie peripezie e incontri, giungendovi in tempo reale per far strage di banditi. Massumatico viene restituita al vescovo, uccidendo nove banditi.

La commedia a scenografie semplici e pulite come la rocca di Pieve di Cento e la naturalezza della campagna, sono curate da Giovanni Carletti. Le scene del popolo pievese si susseguono con frasi e colloqui di un dialetto grezzo e fortemente rustico. I vestiti valorizzano la Pieve povera, dove il benessere dei giorni nostri non esisteva. L’unica certezza era il buon vino e il cibo, compagni di viaggio per rafforzarsi e sentirsi vivi, per liberare Massumatico prigioniera dei Banditi.

Le frasi ad impatto umorale sono sentite dal pubblico con risate e applausi.

Tutti gli interpreti della commedia enfatizzano la naturalezza e la disinvoltura dei vari personaggi dell’epoca. Da sottolineare che tutti i protagonisti svolgono questo hobby con passione e con tanta dedizione nello studio, per portare i ricordi del passato su un palcoscenico d’autore.

La direttrice di scena Anna Gallerani e la sarta Gaia Govoni, sono riuscite a rievocare, con i loro costumi, la Pieve di una volta, misera ma sempre custode dei valori: la famiglia e il bene delle proprie terre.

Le canzoni sono state curate da Franco Calori e i suoi cantori. La chitarra è l’artefice dell’atmosfera famigliare che ricorda l’infanzia, ma anche la povertà della gente che si accontentava con poco; di vivere una vita dignitosa, avendo rispetto per il prossimo.

Il finale è valorizzato e centrato sui canti popolari di Pieve, per fa rivivere la pieve di una volta, lasciando un meraviglioso ricordo verso questa terra, con un finale a sorpresa: “la Pieve è un bel paese “.

Il direttore Chiarelli ha dato una nuova impronta a “I Pivis a Massumadegh”, rimanendo fedele al racconto, valorizzando una cultura che riprende il passato come patrimonio inestimabile dell’umanità.

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