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Lettera aperta a Paolo Fava

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paolo fava

Egregio Dottore

Ho appreso dal sito di Taccuino Centese della sua iniziativa circa l’intenzione di obbligare, attraverso un’interpellanza, il comune di Cento a non modificare sulla modulistica i termini di padre e madre in favore dei più generici genitore 1 e 2.
Ho fatto della battaglia per l’affermazione dei diritti civili per le persone omosessuali un mio piccolo impegno personale e devo ammettere che questa sua iniziativa mi ha un po’ rattristato.
Nutro molta simpatia e stima per lei e devo ammettere, lo dico francamente, che non me l’aspettavo.
Lungi da me ogni tentativo di farLe cambiare idea, ma mi permetto di esporre alcune osservazioni.
Le famiglie omosessuali sono una realtà, anche se certamente non numerosa, in Italia; i figli di queste coppie sono per la maggior parte nati da precedenti relazioni eterosessuali di uno dei due partner, quindi nulla di abominevole o contronatura.
Ogni realtà non numerosa, per non dire ogni minoranza, ha il diritto di essere tutelata, chiaramente quando questo diritto non lede altri diritti.
Lo scrivere su anonimi documenti comunali genitore 1 e 2 nulla intacca dei diritti acquisiti delle coppie eterosessuali e credo nulla potrà inficiare nell’educazione dei figli di queste coppie. Il padre e la madre potranno continuare a scrivere i loro nomi tranquillamente.
E credo nemmeno sarà minata la nostra storia e la preservazione della razza.
I diritti sono di tutti e non sono l’esclusiva delle persone eterosessuali o la concessione dei politici, locali o nazionali che siano.
Marco Cevolani

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