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L’equipe delle ricercatrici e ricercatori dell’Istituto De Bellis di Castellana, in Puglia, scopre il ruolo del gene ‘SMYD3’ che potrebbe fare evitare la chemio

DiInternet e dintorni

Nov 20, 2021

E’ passata sotto silenzio una NOTIZIA STRAORDINARIAMENTE BELLA…Nella foto che vedete c’è l’equipe delle ricercatrici e ricercatori dell’Istituto De Bellis di Castellana, in Puglia che potrebbero farci evitare la chemio. Una svolta importante per le terapie oncologiche che promette di rivoluzionare le cure per diverse tipologie di tumori tra cui cancri al seno, colon, ovaio e pancreas, la ricerca è stata pubblicata sulla prestigiosa rivista di settore iScience. Dopo solo otto mesi di ricerca (il progetto è quinquennale), questa eqipe dell’Istituto De Bellis di Castellana Grotta ha scoperto come bloccare una proteina riparatrice del Dna in modo da uccidere le cellule malate, ciò potrebbe portare ad eliminare la chemio, a favore di meno invasive terapie farmacologiche mirate per neutralizzare solo le cellule tumorali, evitando la distruzione a tappeto di cellule sane e malate indotte dalla chemioterapia.La ricerca, guidata dal professor Cristiano Simone e sostenuta dalla Fondazione Airc in collaborazione con NIH statunitense e con i gruppi Airc di Roma, Bologna e Milano, ha scoperto in laboratorio il ruolo chiave di un gene che produce una delle proteine addette alla riparazione del nostro Dna, bloccando questo gene in modo mirato, le cellule tumorali non riescono a riparare il proprio DNA e muoiono. Il gene si chiama SMYD3, ed è noto da parecchi anni, ma nessuno fino ad ora ne aveva capito la funzione, cioè di riparare le cellule, sia quelle sane che quelle tumorali. Una volta creati dei farmaci questa terapia potrà essere applicata in fasce non indifferenti di tumore: nel 15% dei casi di tumore al seno, 15% dei casi di tumore alle ovaie, 11% dei casi di tumori al colon e 10% dei casi di tumore al pancreas. Di pochi giorni fa inoltre questa, ancora più recente: l’Irccs de Bellis di Castellana ha scoperto una terza forma di poliposi. Si tratta di un tipo di patologia che aggredisce lo stomaco più che il colon, a cui invece si riconducevano le uniche due note finora. Dopo due anni di lavoro l’equipe guidata dal professor Cristiano Simone fa luce per la prima volta al mondo su una variazione del gene che guida la costruzione dell’apparato gastroenterico.

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