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Pieve di Cento: ETERNI INTERNI in mostra alla Galleria ‘Il Ponte’

DiGiuliano Monari

Ott 10, 2016

Una grande mostra, dedicata al tema degli interni, che svela i segreti dell’anima di alcuni
tra i più bravi artisti dell’arte contemporanea: Dino Boschi, Matteo Massagrande, Raffaele
Minotto, Nicola Nannini, Giorgio Scalco ed Alberto Zamboni.
In questa mostra s’intrecciano linguaggi di artisti la cui striscia creativa descrive un arco di
tempo che dal secolo scorso porta ai giorni che stiamo vivendo. Quante storie si possono
vivere nelle loro stanze, quante cose determinano una perpetua metamorfosi nell’evocare
l’invisibile che si nasconde dietro la realtà. Testimonianze di sé alle pareti, dipinti, vicende
colorate per dare sostanza alla memoria, immagini di persone, tocchi di pennello in spazi dove
tutto è sempre diverso rispetto a quanto fa pensare il suono isocrono di una pendola. Negli
interni tutto si trasforma nella rilettura di quanto stabilito dal giorno e dalla notte, nel
passaggio di idee che modellando l’esistente premeditato dalla natura finiscono per compiacere
a un sogno che dura, perpetuandosi in un tratto che resta, in ciò che si lega a un ricordo che
non si cancella. Sono sei i pittori che danno vita a questa rassegna, sei modi di determinare la
misura del tempo stando all’interno di una stanza dove oggetti, ombre e colori fanno riflettere
sulla durata della vita, che può essere lunga come la bellezza di chi si ama, rapinosa come un
bacio rubato, labile come la fiammella di un cerino. Dino Boschi, Matteo Massagrande, Raffaele
Minotto, Nicola Nannini, Giorgio Scalco, Alberto Zamboni, autori che con le loro opere offrono
gli elementi necessari a un racconto pensato, silenzioso, liricamente avvolgente e armonico
nell’esplicita raffigurazione di un universo dai confini segnati tra pittura, simbologia del colore,
materia delle cose, riflessione sullo scorrere degli anni.
C’è chi crede che il tempo sia un calcolo affidato alla fatalità delle cose, a ciò che determina il
passaggio tra un inizio e una fine, come un raggio di luce che diventa ombra, o una luminosa
tessitura che si spegne al sopraggiungere della notte. Il tempo si può calcolare in tanti modi,
con una lancetta d’orologio, con un suono, con segni alle pareti come rughe sotto gli occhi,
con tratti nello spazio che marcano presenze e attese, con desideri e amarezze che danno
importanza a ricordi che rimbalzando sul presente lasciano tracce qua e là, fino a un intreccio
di rette e parallele, con fili tenui come quelli di una ragnatela affidata al gioco delle
apparenze. Ripercorrere il proprio tempo è un esercizio praticato da molti. Può succedere
imboccando la strada contrassegnata da nostalgia e rimpianto fino all’imbocco dell’oggi, può
verificarsi sull’onda di una recherche che si vorrebbe capace di riportare a teneri umori di giorni
andati: frammenti di vita, insomma, da rileggere come una dissolvenza incrociata tra ciò che è
stato e ciò che si affaccia all’immediato.

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