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LETTERA AL DIRETTORE: A Cento serve un ‘capitano coraggioso’

DiGiuliano Monari

Nov 22, 2020

Egregio Direttore,
in questi ultimi (speriamo) mesi di sofferenza, prima della fine del mandato del sindaco Toselli (di seguito per brevità definito il “nostro”), vengono in mente le parole di Cicerone: “Quo usque tandem abutere patientia nostra?”. Ebbene, a mio modesto avviso, il “nostro” Sindaco ha abusato della nostra pazienza. Il bilancio del quinquennio è sconfortante. Ricordo ancora il dibattito svoltosi in Piazza Guercino qualche estate fa. Dal “nostro” vennero indicati alcuni capi saldi del futuro programma, fra cui riqualificazione del centro e sua maggiore cura, viabilità, un occhio alle frazioni, l’apertura a sinergie  (quanto ho sentito questa parola in questi anni..) per creare nuove opportunità per la città, lotta alla burocrazia..
Tante belle parole. Pochi fatti. L’edilizia pubblica è al palo: Comune, Biblioteca, Pinacoteca, Teatro, fermi al 29 maggio 2012. (Poco male, direte voi, con il Covid chi andrebbe a Teatro?). Le strade sono disastrate (e anche i marciapiedi, occhio alle caviglie), il centro storico in lenta agonia, negozi chiusi e la mortificazione delle soste a pagamento, i portici ormai ridotti a una distesa di guano di piccione ed altri rifiuti); focolai di degrado vero (con tanto di spacciatori ad esempio all’angolo fra via Matteotti e Via Ugo Bassi) e chi più ne ha più ne metta (aree ex industriali abbandonate, affaire CRC, situazione del commercio al dettaglio, frazioni lasciate a loro stesse..). Le notizie di questi giorni sul Teatro fanno rabbrividire, mentre pare che anche con il nuovo Palazzetto ci siano problemi (era una priorità?).
Nella conferenza stampa estiva il “nostro” ha parlato della solita maledetta burocrazia, del covid..mentre la città stia languendo in un immobilismo degno della Sicilia di gattopardesca memoria. Mancava solo che si parlasse della notoria umidità della zona (che certo non aiuta) e saremmo stati veramente a posto.
E’ vero: non tutto può dipendere da lui, nessuno gli sta chiedendo di assumere la veste del poliziotto o dello stradino. Ma vale la pena di ricordare le competenze fissate dall’art. 50, comma 5, del D.Lgs. n. 267/2000, secondo cui, tra l’altro, il sindaco come rappresentante della comunità locale ha il compito di intervenire in situazioni di grave incuria o degrado del territorio, dell’ambiente e del patrimonio culturale o di pregiudizio del decoro e della vivibilità urbana. Siccome tutti siamo capaci di “presentare liste della spesa” riguardo a ciò che non va, come è stato ricordato su queste pagine da esponenti della politica locale, non starò qui di nuovo a dire che basterebbe fare poco, basterebbe essere più presenti. Abitare la città che si governa sarebbe già un primo passo. Farsi una passeggiata nel capoluogo e nelle frazioni non guasterebbe.
Mi limito solo, come privato cittadino, a fare appello a tutti i miei concittadini, di qualunque colore politico, dicendo due cose spero condivisibili:
1) Posto il fatto che, come ben sappiamo errare è umano, ma perseverare è diabolico, mi limito a ricordare che non possiamo più permetterci di perdere altri 5 anni: qui si gioca il futuro di un comune di 35.000 abitanti, che in un tempo nemmeno tanto remoto era il fiore all’occhiello di una provincia non proprio d’avanguardia come quella di Ferrara;
2) al “nostro” che non ce la si può cavare con una rotonda, una riasfaltatura, l’apertura di qualche cantiere e qualche transenna. Tanto si sarebbe dovuto fare. Il terremoto è avvenuto nel 2012. Il Covid è un emergenza mondiale, ma comunque passerà. Andiamo incontro però ad anni difficili. Serve un “capitano coraggioso” per questa nave, ora alla deriva. La ringrazio Un cittadino qualunque.

lettera firmata

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