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Le ragazze e il Rugby: un pregiudizio da sfatare

DiGiuliano Monari

Feb 11, 2020


Martedì 11 Febbraio, nell’ambito del progetto Area Motoria, si è svolto presso l’IIS “F.lli Taddia” di Cento un incontro sulla validità educativa del gioco del Rugby, rivolto ad un’utenza soprattutto femminile e tenuto da esperti del Rugby Pieve 1971 A.S.D. Erano presenti: Erika Morri, ex Azzurra e Consigliere Nazionale Federazione Italiano Rugby, Adriano Balsemin, presidente del Rugby Pieve 1971, Marco Aleotti, Responsabile per lo sviluppo settore femminile Rugby Pieve e alcune giocatrici della squadra. Balsemin, dopo aver parlato della gloriosa storia del Rugby Pieve che oggi vanta più di 200 tesserati, ha introdotto il tema dell’incontro, ovvero la solida presenza di squadre femminile in uno sport che, per pregiudizio e scarsa conoscenza, è visto come prettamente maschile.

Marco Aleotti, il “coach” della squadra femminile, ha sottolineato come nel rugby, dal punto di vista delle qualità psicofisiche, le donne siano più adatte rispetto agli uomini: sono infatti abituate ad approcciarsi a una pluralità di competenze e hanno una sensibilità che le rende più “complete” rispetto agli uomini. Il rugby, nella mentalità collettiva, viene associato al concetto di “violenza”: invece è uno sport in cui l’intelligenza è una dote prioritaria rispetto alla “forza”, che è sempre circoscritta al rispetto degli altri. Gli studenti sono poi stati spronati a riflettere sui valori educativi del rugby: in questo sport c’è sempre bisogno dell’aiuto del compagno. Da soli, infatti, si viene aggrediti, mentre la squadra significa sostegno, fondamentale non solo nello sport ma anche nella vita. Alla base del rugby vi è inoltre la relazione e la conoscenza reciproca: ci si rende conto che non si è secondi a nessuno e che le donne hanno le stesse possibilità degli uomini. Questa consapevolezza è importantissima per consolidare la propria autostima e sicurezza.

Molto coinvolgente è stato il momento in cui un gruppo di studentesse, grazie a Giulia, una giocatrice della squadra di Pieve, ha provato concretamente la formazione della “mischia”: le ragazze hanno sperimentato la sensazione di essere strette fra le loro compagne e protette, non lasciate sole. Elisa ha sottolineato come il rugby aiuta anche a lasciare fuori le preoccupazioni, i pensieri e le ansie che molti adolescenti non riescono a superare.

La parola poi è passata alla campionessa nazionale Erika Morri, che ha sfatato anche il pregiudizio rispetto al fisico che un giocatore debba avere: non montagne di muscoli ma un corpo asciutto e dinamico. Ha infatti definito il rugby come “lo sport più democratico di tutti”, in cui c’è spazio per uomini e donne e per ogni tipologia fisica. Affascinante la sua descrizione dei rituali che avvengono prima della partita. Tutto inizia nello spogliatoio con la consegna delle maglie, momento in cui si dice “onora questa maglia”. Poi si esce: rumore dei tacchetti che vanno verso il campo e la creazione del “cerchio”, in cui diventi un corpo unico, ti aggrappi alle compagne sentendo l’energia che passa da un corpo all’altro. Parole che studenti e studentesse delle Taddia non dimenticheranno tanto facilmente.

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