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Lettera al Direttore – Ivan Mazzoni: Replica all’articolo apparso sul numero 88 di febbraio 2014 di Cento per Cento

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FondazioneZanandrea

 

 

 

Gentile direttore, con stupore abbiamo letto l’articolo apparso su Cento per Cento a firma del noto “Grillo Sincero” da sempre impegnato nella sua battaglia di paladino della verità, che questa volta se l’è presa ingiustamente con un Ente che non ha nulla da nascondere e che, anzi, da alcuni anni è alla ricerca di una ripresa di immagine e di attività. Siccome dalle parole del Grillo si comprende un certo “affetto” per l’Ente, poteva venire in Fondazione per controllare ciò che stava per scrivere.

Il Grillo commette un errore banale fin dalle prima righe, quando dice che è stato eliminato il “Don” dal nome: non è vero, bastava andare sul sito web dell’Ente e verificarlo.

Successivamente ci definisce “fabbrica di debiti”: ora, le Onlus per definizione non possono far reddito, se poi ci mettiamo che la Fondazione Don Zanandrea è proprietaria di una vasta area in centro storico, e che anziché venderla ponendo fine ad ogni attività, scelse di mantenere il patrimonio e recuperarlo al fine di continuare a svolgere le attività assistenziali, allora sì, siamo una fabbrica di debiti!

Fu l’assemblea dei Soci a chiedere al Consiglio dell’epoca di non vendere e di procedere con il restauro dell’intero immobile per poter continuare ad esercitare le attività, che altrimenti, sarebbero morte per sempre. Lei dice che: “il sistema è utile principalmente a se stesso, dove i veri beneficiati paino essere coloro che hanno rapporti economici e professionali con la struttura e solo marginalmente i portatori dell’autentico disagio”. E‘ davvero una cosa assurda: tutti gli amministratori, da sempre, prestano gratuitamente la loro opera (anzi di più, versano annualmente la quota sociale !) impegnando tempo e risorse a favore dell’Ente e trovandosi a gestire una situazione finanziaria ereditata dal passato fra le mille difficoltà dell’attuale congiuntura. I professionisti che ci assistono applicano tariffe bassissime potremmo dire simboliche, ma la loro consulenza è fondamentale affinché l’ente possa continuare ad operare. E’ noto che l’attività assistenziale come quella del centro Pilacà, a favore di portatori di handicap gravi, è costosa, ma l’alternativa sarebbe chiudere, e togliere un servizio fondamentale per le numerose famiglie coinvolte.

Ci auguriamo che Grillo sincero, vorrà indicarci dei professionisti in grado di fornire gli stessi servizi con la medesima qualità a prezzi inferiori, saremo immediatamente pronti a cambiare i fornitori, così come abbiamo fatto fino ad oggi. Infatti come accade in tutte le azienda, anche la Zanandrea ha cominciato a fare spending review accollandosi il rischio di rinunciare all’ottimo servizio reso per molti anni dai vecchi fornitori.

Quella “pletora di beoni”, come definisce indirettamente lei tutti i soggetti coinvolti, la invita ad un incontro, per conoscere su che base lei si permette di denigrare la loro attività benefica e gratuita a favore dell’ente, e auspica che  voglia diventare socio della Fondazione, versando la quota di € 50,00 e sostenerne così concretamente le attività.

Per quel che riguarda il Pilacà, lei riporta una frase estrapolata da una lunga relazione (relazione che doveva essere ad uso esclusivamente interno, ma probabilmente uno dei “beoni”, è amico del grillo e gliel’ha mostrata …  ci chiediamo perché non presenti le sue rimostranze all’interno del CdA, o addirittura non si dimetta vista la forte criticità nei confronti della Fondazione, ma come spesso accade è più facile essere codardi che coraggiosi!) strumentalizzandone il contenuto. Il numero degli utenti del Pilacà viene stabilito da una specifica convenzione, la Fondazione non ha alcuna possibilità di intervenire, il numero massimo di ospiti è 25 e la struttura è predisposta per 25 (preferirebbe forse che licenziassimo gli operatori ogni volta che si perde un utente?). Saltuariamente, a causa di trasferimenti residenziali, scomparse premature, aggravamento degli utenti, questo numero può calare. Non ultimo, come potrà immaginare anche il recentissimo terremoto ha avuto effetti negativi. Non è però possibile calare in parallelo i dipendenti che operano nella struttura, che invece deve sempre essere pronta con professionisti preparati ad accogliere gli utenti che i servizi sociali indirizzano alla Zanandrea. Anche a noi piacerebbe avere sempre il massimo degli utenti. In questo i servizi sociali del Comune potrebbero aiutarci notevolmente. Di certo, articoli gratuitamente denigratori come quello del “Grillo sincero”, caro Direttore, quelli non aiutano affatto.

Per quel che riguarda l’incremento degli stipendi, tutti i dipendenti sono inquadrati con un contratto nazionale, e non credo che la loro situazione vada discussa sulle pagine di un giornale, dato che faticosamente stiamo cercando di non diminuire il loro numero.

Il debito che lei cita è relativo alla ristrutturazione dell’intero patrimonio immobiliare, risale ad una decina di anni fa, faticosamente lo stiamo onorando senza fino ad ora avere mai mancato ad un pagamento, ed è comunque inferiore al patrimonio della Fondazione (quante persone pagano il mutuo per la loro casa per 30 anni: anche noi lo facciamo!). Se lei conosce un modo migliore, la preghiamo ancora una volta di diventare nostro socio e fare proposte concrete. Le ricordiamo inoltre che tutta l’attività economica (e non) della Fondazione è controllata dal Collegio dei Revisori che ne garantisce il corretto svolgimento.

“Rottura con il passato”? Quando e perché? Stiamo perseguendo le finalità previste da Statuto, il Collegio inteso come negli anni ’50 non è più praticabile. Negli anni ’90 l’amministrazione e la direzione di quel tempo, ritennero che la formula tradizionale “collegio” fosse superata dai tempi, e destinata ad essere sostituita da più moderne forme di supporto al disagio giovanile ed all’handicap. Coccinella Gialla non nasce in dissenso con Zanandrea, ma piuttosto come completamento. Infatti, con il progetto “Dopo di noi” di ANFFAS, si è realizzato un percorso di inserimento residenziale semiautonomo, che alla Zanandrea non era attuabile, un’opera del genere andava realizzata ex-novo per far fronte alle tante esigenze specialistiche che una struttura così deve necessariamente avere.

Chiudendo, le rammento che un Ente Onlus non porta i libri in tribunale, ma più tristemente chiude.

Ci aiuti a non farlo, noi stiamo concretamente combattendo con passione e professionalità per (sopra)vivere.

 

 

Il Presidente

Ivan Mazzoni

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