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Sindrome dell’imperatore: bambini tiranni – una lucida analisi di un fenomeno sociale in deciso aumento

DiGiuliano Monari

Mar 11, 2018

Il mondo moderno nel quale siamo immersi offre certamente enormi possibilità, inimmaginabili fino a qualche decennio fa, sia da punto di vista dell’accesso all’informazione che alle opportunità di espressione delle proprie capacità intellettive e di inclinazione. Quello che appare un sistema perfetto, purtroppo, nasconde delle insidie: una su tutte il poco tempo a disposizione per l’educazione dei figli che, spesso crescono soli o in compagnia di amici virtuali. In questo modo diventa sempre più difficile crescere in maniera armonica i propri figli. Una analisi lucida e completa del fenomeno la propone una psicologa, la dottoressa Laura Lelli che, nel suo blog ‘La mente è meravigliosa, analizza il fenomeno in maniera ampia e chiara.

“È sempre più frequente vedere bambini che mettono alla prova i loro genitori o altre figure autoritarie. Li sfidano, si prendono gioco di loro. La cosa preoccupante è che questi atteggiamenti sembrano essere in crescita, fino al punto che i genitori arrivano a essere maltrattati dai loro figli. Parliamo della sindrome dell’imperatore, del bambino tiranno, del bambino re.
Sia nella mia vita professionale che in quella di tutti i giorni vedo che è diventata normalità trovare bambini che picchiano i loro genitori, che li insultano, che li deridono e così via. Per il solo scopo di ottenere quello che vogliono in un dato momento per soddisfare un capriccio. Ciò che colpisce è che quanto più forti sono gli atteggiamenti tirannici manifestati dal bambino, tanto maggiore è lo sforzo che l’adulto in questione fa per accontentarlo. Un adulto sopraffatto dalle richieste del figlio e che finisce per sentirsi in colpa se non riesce a soddisfare i suoi desideri.
Per conoscere esattamente le caratteristiche della sindrome dell’imperatore, prenderemo una situazione reale alla quale ho assistito personalmente durante le vacanze estive. Vediamola nel dettaglio.
Descrizione della situazione: il bambino re non vuole mangiare
Una famiglia composta da padre, madre e un bambino di circa 5 anni sta mangiando in un ristorante, intorno a loro ci sono diverse persone. La madre, quasi sudando per la fatica, cerca di dare da mangiare al suo bambino, una cosa che lui è totalmente in grado di fare autonomamente, ma che in questo momento si rifiuta di fare.
Il problema in sintesi è che il bambino in quel momento non vuole mangiare, vuole solo bere dal bicchiere di Coca Cola da 1 litro che sua madre ha ordinato al bar. Il bambino non vuole saperne di lasciare il bicchiere. A questo punto la madre pensa che la cosa migliore da fare sia negoziare con il bambino e gli dice: “Puoi bere la Coca Cola solo se mangi la bistecca“.Gesti e parole sprezzanti del bambino verso sua madre non fanno che aumentare. Frasi come “Non ho intenzione di mangiare questa schifezza solo perché me lo dici tu” o “Ti ho già detto che non mangio, ma capisci quando parlo?“. Nel frattempo, il padre è un semplice spettatore del conflitto, resta a osservare con espressione impassibile.
Dopo aver lottato con il bicchiere di Coca Cola, la madre non trova un modo per accontentare suo figlio e si arrende. Il bambino finisce per bere tutto quello che vuole, mentre si prende gioco di sua madre dandole anche un bel calcio sotto al tavolo.
Il tocco finale è un rimprovero della madre che, naturalmente, il bambino non prenderà sul serio: “Vedrai, oggi niente piscina”. A questo punto, il piccolo imperatore ha già ampie risorse per uscire da questa situazione. Per il futuro sa di non dover fare altro che lottare un po’ più forte per il bicchiere di Coca Cola.
Caratteristiche della sindrome dell’imperatore
Sulla base della situazione appena descritta, possiamo evidenziare alcune caratteristiche della sindrome dell’imperatore o di un “re bambino”:
· Percezione esagerata di ciò che gli spetta. Non chiede, esige; fino al punto di non essere mai soddisfatto. Quando ottiene ciò che vuole, vuole qualcos’altro.
· Scarsa tolleranza alla frustrazione, alla noia o alla negazione di fronte a ciò che ha richiesto. In questi casi reagisce con capricci, attacchi di ira, insulti o violenza con familiari e amici, indipendentemente dal fatto che si trovi in un luogo pubblico.
· Ha poche strategie per risolvere i problemi da solo. È abituato che siano gli altri a risolverglieli.
· Il suo egocentrismo gli fa credere fermamente che il mondo ruoti intorno a lui.
· Trova sempre una giustificazione per il suo comportamento, anzi ne dà la colpa agli altri.
· No è capace di empatia. Pertanto non presenta nessun rimorso quando urla, minaccia o aggredisce fisicamente.
· Discute le regole e le punizioni con i suoi genitori, gli stessi che chiama “cattivi” o “ingiusti”. Questo gli dà un vantaggio perché riesce a farli stare male e a portarli a cedere offrendogli nuovamente ulteriori privilegi.
· Non risponde bene alle figure autorevoli o alle norme sociali.
· Ha una bassa autostima, ma lo maschera con il suo comportamento tirannico.
· Il più delle volte è triste, ansioso, arrabbiato, ecc.
Come si arriva alla sindrome dell’imperatore?
Come accennato all’inizio, è sempre più comune trovare bambini di questo tipo. Ma a cosa è dovuto l’aumento di questo fenomeno?
Oltre all’esistenza di una predisposizione genetica, sembra che la responsabilità ricada in primo luogo su due aspetti: uno stile educativo permissivo e l’influenza della società moderna.
La mancanza di confini chiari fa credere ai bambini, a torto, di avere il diritto di fare ciò che vogliono quando vogliono. In quest’ottica non sono consapevoli del fatto che le ricompense richiedano prima uno sforzo e che bisogna rispettare gli altri.
D’altra parte non possiamo ignorare l’influenza della società consumistica e individualista in cui stiamo vivendo. E nemmeno le rigide giornate lavorative che fanno parte della vita della maggior parte dei genitori, cosa che influisce sul tempo di qualità che possono offrire ai loro figli.
Un bambino sano ha bisogno di avere limiti ben definiti
Se uniamo tutti questi fattori, possiamo considerare l’ipotesi che i bambini si abituino a non dare valore alle cose e a dare priorità assoluta ai loro desideri prima che a ogni altra cosa. E anche i genitori finiscono per sentirsi frustrati. Possono fare quello che vogliono, ma il bambino non sarà mai sazio di attenzioni.
Per educare bambini forti, sani ed emotivamente intelligenti, è necessario definire limiti chiari fin dall’inizio. È essenziale che i bambini sperimentino un certo grado di frustrazione, in modo che possano capire che il mondo richiede che si facciano sforzi e che si rispettino gli altri.
Lasciare che il mondo giri intorno a loro non gli fa per niente bene, perché un bambino che non ha sperimentato la frustrazione, è un bambino debole. In futuro avrà molte difficoltà ad affrontare le situazioni nuove e a risolvere i problemi, perché scoprirà che la vita non va sempre esattamente come vuole lui, non tutto è così come gli piacerebbe.
Chiedere sempre l’opinione dei figli non è democrazia, ma cattiva educazione
Il modo di educare i figli è cambiato moltissimo nel corso degli ultimi decenni. E anche le strutture familiari hanno subito drastiche trasformazioni. Da un modello che alcuni consideravano di “padre padrone” e in cui i figli venivano trattati come pezzi d’arredamento, siamo passati a situazioni in cui i piccoli della casa diventano il centro dell’universo per i loro genitori.
Pian piano, il modello di famiglia estesa è sparito. Oggi la maggior parte delle famiglie hanno un solo figlio, e in alcuni casi anche un solo genitore. Per questo motivo, il figlio diventa il centro dell’attenzione per chi è responsabile della sua educazione. Questo un tempo non accadeva, quando l’interesse dei genitori doveva essere distribuito tra i vari figli, e quando anche gli altri membri della famiglia, per esempio gli zii o i nonni, avevano una maggiore influenza nell’educazione dei più piccoli.
Questo nuovo modello familiare è tipico soprattutto delle classi medie e alte. Per questo motivo, implica anche un ulteriore elemento che risulta preoccupante. I figli sono diventati un simbolo dello status sociale per i loro genitori. Sono il loro “grande investimento”. I genitori entrano in competizione per chi ha i figli più belli, più poliglotti, più intelligenti, più socievoli. In sintesi, “più” qualsiasi cosa salti in mente a mamma e papà. Le eccessive attenzioni per i figli
Questo nuovo modello educativo vorrebbe produrre figli “perfetti”. È caratterizzato da un controllo costante su tutto ciò che fanno. Ma non solo, anche da un controllo totale sul loro futuro. I genitori pianificano un futuro promettente per i loro figli fin da quando iniziano a muovere i primi passi nel mondo.
Per assicurarsi che le loro aspettative vengano realizzate, spesso accade che i genitori stiano attenti ai loro figli con l’unico obiettivo di evitare che debbano fare i conti qualsiasi problema, semplificando loro la vita ed evitando loro la frustrazione. Le difficoltà non sono previste nello schema pensato per loro, e ancor meno previsto è che si tirino fuori dai guai senza l’aiuto dei genitori, senza fare sempre e solo la cosa corretta.
D’altra parte, anche i genitori sono diventati molto insicuri. Hanno paura di esercitare la loro stessa autorità. Si comportano come se fossero dei “coach” dei loro figli, non come genitori. Proiettano sui ragazzi i loro desideri e obiettivi, e hanno paura di entrare in conflitto con loro: non sia mai che rifiutare alcuni dei loro comportamenti abbia delle ripercussioni su di loro. Per questo motivo, ci pensano sempre molte volte prima di stabilire dei limiti.
I figli di questa nuova generazione
I bambini che crescono in questo modo, però, non sembrano ottenere i risultati sperati.Questo tipo di educazione spesso forma bambini insicuri, che non sanno affrontare le difficoltà ed i problemi della vita. Non sanno come comportarsi quando smettono di essere al centro dell’universo. E, allo stesso tempo, fanno fatica a capire che per ottenere dei risultati, non basta esigerli, ma bisogna agire.
I bambini cresciuti con questo modello educativo hanno la sensazione di essere migliori degli altri. Eppure, allo stesso tempo, questa sensazione svanisce e passa all’estremo opposto con una facilità sorprendente. Tutto il loro amor proprio va in fumo quando si ritrovano in una situazione in cui gli altri non glorificano le loro azioni e capacità.
Questi figli sono ottimi candidati per entrare nel circolo della dipendenza. Quando si troveranno davanti ad un bivio, probabilmente chiameranno i genitori, invece di cercare di risolvere il problema da soli; da adulti, crederanno che il loro partner debba sopportare tutti i loro capricci senza mai lamentarsi, in segno d’amore. In fondo, per quante lingue parlino e quante abilità abbiano sviluppato, a livello emotivo continueranno ad essere bambini indifesi.
È bene chiedere l’opinione dei figli su tutto?
Questo nuovo modello educativo causa gravi problemi di autorità. Per esempio, l’idea che un figlio sia un “adulto in miniatura” può rivelarsi molto nociva. Alcuni genitori credono che chiedendo l’opinione dei figli su tutto, riusciranno ad aumentare la loro autonomia, ma ciò che ottengono con quest’abitudine è esattamente il contrario. Un bambino di cinque o dieci anni molto spesso non ha idea di cosa sia meglio per lui e, d’altra parte, è bene considerare che per sviluppare l’autonomia è anche assolutamente necessario passare prima attraverso l’obbedienza.
I limiti imposti dai genitori non sono volti a minare la libertà o lo sviluppo dei figli. Al contrario. Sono punti di riferimento che permetteranno loro di sentire che il mondo è un posto sicuro: daranno loro un raggio d’azione che possono esplorare in modo libero e senza paura. Impareranno anche che il mondo reale ha delle regole e un ordine ben stabilito da rispettare, e che non sono loro a decidere come deve funzionare il mondo, bensì il contrario.
La famiglia è un’istituizione fondata su relazioni asimmetriche. La sua funzione principale è di accompagnare l’individuo nel suo processo di inserimento in una cultura e, per entrare nella logica di quella società, è indispensabile saper rinunciare a certi desideri impossibili. Per esempio, il desiderio di non perdere mai. Il desiderio che tutti soddisfino i nostri capricci. E molti altri ancora, innati negli esseri umani, ma che è bene smentire al più presto.
Non temete, anche per i vostri figli arriverà il tempo in cui potranno provare a cambiare il mondo a modo loro. Ma finché sono piccoli, è importante che seguano linee guida dettate dai genitori. A differenza di quanto pensano molti genitori insicuri, stabilire dei limiti è il miglior investimento per garantire che i propri figli abbiano un brillante futuro.
Padri-elicottero e mamme-agenda: genitori che dirigono la vita dei figli
Chiamiamo padri-elicottero e mamme-agenda quei genitori che vogliono controllare e organizzare totalmente la vita dei loro figli. Agiscono con le migliori intenzioni, ma finiscono per ledere la libertà dei loro ragazzi.
Un padre-elicottero e una mamma-agenda verificano di continuo i compiti per casa, gli esami e le attività dei bambini, impedendo loro di programmarsi la vita da soli.
Sono custodi di ogni dato e di ogni attività scolastica ed extrascolastica, provocando, così, una dinamica di vera e propria dipendenza. Di conseguenza, i bambini fanno più fatica a diventare responsabili dei loro doveri, delle loro attività e dei loro interessi.
Padri-elicottero e mamme-agenda che lasciano il vuoto nei figli
Con questo atteggiamento iper-protettivo e con l’ansia di creare una campana di vetro attorno ai figli, finiscono per crescere ragazzi che non conoscono se stessi, incapaci di regolare le loro emozioni e che ignorano le loro necessità ed ambizioni.
Tale relazione tra genitori e figli risulta tossica: i bambini vengono rinchiusi in spesse bolle protettive che dovrebbero svolgere la funzione dell’armatura più resistente che c’è, ma che, in realtà, sono il seme dell’insicurezza più potente che si possa piantare. Questi bambini, inoltre, vengono sovrastimolati, non tollerano la frustrazione e la noia dato che sono in grado di rappresentare solo il ruolo passivo a cui sono abituati.
I genitori, nell’ansia di proteggere i bambini da qualsiasi male e di aiutarli ad essere brillanti, programmano con precisione ogni movimento dei loro fragili (secondo loro) figli.
Nel 1969, Haim Ginott, nel suo libro “Between Parent and Teenager”, scriveva: “mia madre volava su di me come fosse un elicottero.” Questo fenomeno si è esteso socialmente e siamo arrivati al punto che molti genitori danno ingiustamente la colpa ai professori dei brutti voti dei figli.
I padri-elicottero e le mamme-agenda:
· Prendono decisioni per i figli in ogni ambito della loro vita.
· Controllano ogni movimento e cercano di compiacere subito i figli in ogni dettaglio.
· Risolvono i problemi dei figli e cercano sempre di dar loro soluzioni.
· Parlano sempre al plurale: “Quanto dovremo studiare per questa materia!”, “Quanti compiti che ci hanno dato!”, ecc.
Questo bisogno ossessivo di mantenere tutto sotto controllo finisce per essere devastante per i genitori, che subiscono un esaurimento. Cercano di offrire ai figli una vita piena di perfezione, amore e attenzione, dando loro tutte le risorse possibili e tentando di evitare che commettano errori che, invece, dovrebbero fare per crescere.
Alla fine, la realtà si mostra per quella che è e tutti i castelli costruiti in aria crollano. Le relazioni di questo tipo finiscono per soffocare: entrambe le parti sono frustrate ed estenuate e iniziano a vivere pesanti complessi e problemi emotivi.
L’iper-protezione dei genitori che finisce per riflettere la depressione e l’ansia
Secondo alcuni studi, questo stile di educazione iper-protettiva ha conseguenze nefaste a breve e a lungo termine: gli effetti collaterali sono la depressione, lo stress e l’ansia. Un prezzo che non pagheranno solo i bambini, ma anche i genitori.
Questa situazione di disagio è dovuta al mancato rispetto di tre necessità emotive basilari: la percezione di autonomia, la percezione di competenza e la percezione di connessione con gli altri, soprattutto con i propri coetanei durante l’adolescenza. In questo modo, tutto ciò che limita lo sviluppo e la crescita emotivi ha conseguenze devastanti a livello personale e relazionale.
I bambini vanno educati con affetto e attenzione e questi due valori vanno dosati con buonsenso. Non possiamo intrometterci in tutte le sfere della loro vita né renderci responsabili dei loro obblighi, perché cresceranno sentendosi inutili, incompetenti e dipendenti. E questo è proprio il contrario di quello che vogliamo per loro, giusto?

Fonte: lamenteemeravigiosa.it dott. Laura Lelli

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