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TRE ANNI DAL TERREMOTO: L’intervento di Piero Lodi in apertura del convegno

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Il nostro è stato il primo Terremoto industriale d’Italia

Un terremoto che ha colpito le opere d’arte e i palazzi storici e vincolati.

Un terremoto che ha fatto scoprire a noi stessi ed all’Italia così la liquefacibilità delle sabbie.

Un terremoto che ha rischiato di affossare un distretto economico importante per la Regione e per il Paese anche se oggi possiamo già dire che grazie allo sforzo di tutti questo non è successo.

Il nostro, quello dell’Emilia, è stato un Terremoto che è arrivato in un momento difficile per l’Italia

In un momento di risorse scarse, in una fase di grande apprensione per i bilanci pubblici.

Anche per questo il nostro è stato il terremoto della concretezza

Della ricostruzione con miglioramento

Del niente sconti sulla sicurezza ma anche della rete forte contro ogni infiltrazione

(Tra pochi giorni è il 23 di maggio, anniversario della strage di Capaci, giorno simbolo nel contrasto alla mafia)

Oggi facciamo il punto su ciò che abbiamo fatto, non per autocelebrazione ma per analizzare, consapevoli che ogni scelta porta con sé sempre un prezzo. Ogni medaglia ha il suo rovescio:

il terremoto non deve essere per nessuno un’opportunità per avere più di ciò che si aveva prima. Ce lo siamo detti fin da subito.

Questo però non significa ricostruire ciò che era nel posto in cui era e nel modo in cui era. Una tragedia deve divenire anche opportunità.

Questo è avvenuto e sta accadendo nella ricostruzione pubblica. Penso alle nuove scuole moderne che stanno nascendo più belle e più grandi nei punti in cui oggi servono davvero e non dove erano rimaste come retaggio del passato e come effetto dall’impossibilità di nuovi investimenti.

In qualche misura questo è avvenuto anche per i privati. E i tanti cantieri completati, in corso e futuri ci regaleranno case più sicure e più a norma.

In questo territorio si è inserita anche una ulteriore peculiarità: Cento è terra di Partecipanza Agraria, dunque è sottoposta a vincolo paesaggistico per la gran parte del proprio territorio.

Questo ha introdotto un ulteriore livello di complessità nella tensione al contemperamento dell’esigenza di accompagnare le mutate esigenze (ad esempio case più piccole per famiglie molto meno numerose) con quello della tutela del paesaggio e delle tipologie architettoniche tipiche.

Il tutto si incrocia con la sfida della sicurezza, la tensione al miglioramento sismico. Cosa che vale per le strutture pubbliche, per le case private, per le aziende.

Se ne parlerà meglio oggi pomeriggio nella sessione di Ferrara di questa giornata volutamente unitaria, ma già in questa mia introduzione non posso non ricordare come questi nostri territori stiano cambiando pelle sotto molti punti di vista. Penso, lo dicevo prima, a mo’ di esempio al tema delle scuole: a Cento ne sono state già inaugurate quattro nuove che diventeranno sette nel corso del 2015.

Dalle macerie, è il caso di dirlo, o comunque dalle inagibilità di tipo “E” sono nate scuole moderne, più luminose, più sicure, più ecologiche, più economiche in termini di consumi che accompagnano meglio la didattica sul piano dei rapporti interno/esterno ed anche in una logica di comprensivi e dunque di continuità tra gli ordini di istruzione.

Questo è certamente un esempio delle cose che hanno funzionato.

All’esterno di questa sala vedete esposti ed illustrati, tra l’altro, il Piano della Ricostruzione del Comune di Cento ed anche il nostro Piano Organico

Due strumenti che sono stati pensati per accompagnare la ripartenza, per dare ordine e visione d’insieme ad una idea di Città in evoluzione, per riparare, ricostruire e rilanciare: per programmare con la prospettiva del tempo lungo.

Tante cose sono successe in questi tre anni. Si sono gettate fondazioni molto solide ed è stato fatto molto lavoro di sistema.

Ora si cambia in qualche modo fase.

Si debbono accelerare i tempi facendo tesoro delle esperienze maturate. Sistema pubblico e sistema dei professionisti privati debbono fare ancora di più rete per ridurre il rimpallo delle pratiche e dare al cittadini ed alle imprese risposte più rapide.

Il sistema deve trovare le risorse intellettuali per mettere a fuoco gli elementi da correggere e per gestire tutti quei piccoli aggiustamenti che solo l’esperienza può suggerire. Aggiustamenti su un impianto complessivo che pur se costruito per successive stratificazioni e nell’impellenza del momento complessivamente ha dimostrato di funzionare.

Ora occorre dosare la voglia di modifica e la consapevolezza dell’efficacia, la capacità di ascolto con la necessaria socializzazione delle esigenze di fermezza.

Penso al tema della legalità, della trasparenza, dei controlli. Sicuramente si è messa in campo una maglia di verifiche assolutamente stretta. Non sempre applicata in modo perfettamente uniforme in tutto il cosiddetto cratere.

L’obiettivo di ergere un muro a difesa da possibili infiltrazioni mafiose è e resta giustamente una priorità. Una priorità da spiegare ai nostri cittadini per far loro comprendere che sappiamo riconoscere la differenza tra la burocrazia asfissiante e le regole utili. Che sappiamo derogare alla prima e che non intendiamo mettere in discussione le seconde.

Infine il tema economico.

In questa prima parte ci siamo voluti concentrare sulla ricostruzione privata delle famiglie e delle imprese.

Il mondo produttivo ha dimostrato coraggio e grande determinazione credendoci da subito. Puntando tutto sulla difesa delle commesse e sulla tutela del lavoro e dell’economia. Le istituzioni si sono schierate. Il processo non si è però ancora concluso. Anche in questo campo bisogna trovare tutti assieme il giusto punto di equilibrio, impiegando flessibilità laddove serve. Limitando la severità a chi persegua vantaggi ingiusti.

Ma la ricostruzione può essere anche una occasione di nuova economia. Una opportunità in particolare per il settore dell’edilizia, provato oltre ogni limite da una crisi lunga e durissima.

Perché questa opportunità possa concretizzarsi appieno occorre forse condividere una riflessione. E’ esperienza comune che i cantieri spesso procedono a ondate, a singhiozzo, che spesso si fermano tra un SAL e l’altro. Per attendere il pagamento. E’ il risultato di un iter un po’ macchinoso incrociato alla difficoltà che ha questo settore nell’accesso al credito. E’ un tema serio che rischia di escludere il tessuto economico più fragile dalla partita della ricostruzione. Che rischia di essere elemento di facilitazione competitiva per soggetti non locali.

E’ un tema su cui oggi, in particolare nella parte dedicata alla tavola rotonda, credo e spero potremo riservare qualche riflessione.

Di tutto questo e molto altro cercheremo di parlare oggi, assieme ai tecnici, agli attori economici ed alla nuova Regione, uscita dalle urne che ha già raccolto il testimone dall’Amministrazione uscente cui mi sento di rinnovare il grazie di questo territorio per quanto ha saputo fare.

Lascio dunque il microfono ai relatori di oggi, non prima però di chiedere a tutti voi di osservare con me un minuto di silenzio dedicato alle vittime. Le ricorderemo meglio oggi pomeriggio a Ferrara ma credo sia doveroso iniziare rivolgendo un pensiero a chi oggi non è qui a ricostruire assieme a noi.


Il Sindaco
Piero Lodi

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